Trauma (Italian Edition) by Alessandro Petrelli

Trauma (Italian Edition) by Alessandro Petrelli

autore:Alessandro Petrelli [Petrelli, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788871121468
editore: Lettere Animate
pubblicato: 2017-07-06T22:00:00+00:00


Sabato 16 maggio 2015, mattina.

Stare dietro l’angolo e osservare i movimenti di qualcuno gli faceva sembrare di essere in un film d’azione. Vincenzo, a pochi metri da Federico Manzoni, si preparava a dare il via a quella che sarebbe stata la sua vendetta personale.

Paura poca. Tensione consistente ma tollerabile. In fondo, cosa aveva più da perdere?

Federico era impegnato ad aspirare gli interni della sua macchina. Abitava nei pressi nell’Istituto Tecnico Industriale e il via vai di gente era la cosa che più preoccupava Vincenzo.

Per fortuna Federico dimorava in un appartamento e aveva deciso di lavare la sua macchina nel garage comune. Vincenzo si trovava sulla strada principale e, stando ben acquattato dietro l’angolo, studiava le sue mosse.

A separarli c’erano circa venti metri. Il cancello era aperto, una grande discesa di dieci metri portava giù nel garage comune, dopo altrettanti metri c’era Federico chinato all’interno della sua auto con l’aspiratrice accesa. La macchina di Vincenzo si trovava a due passi da lui e all’interno vi erano un coltello da cucina, quattro corde, tre bende nere, e un nastro adesivo nero spesso. In mano aveva una mazza da baseball. Il piano era stato programmato.

Federico si alzò improvvisamente e Vincenzo sussultò.

«Ciao» disse Federico, e a fianco gli passò un uomo sulla quarantina con un completo beige e camicia bianca, i capelli erano neri e stirati indietro con gel. Sembrava un uomo d’affari.

Vincenzo si ritirò di scatto. Ritornò verso la sua auto e mise la mazza da baseball sotto la scocca. Si posizionò a braccia conserte e si mostrò indifferente.

L’uomo uscì dal cancello e girò verso sinistra senza guardare Vincenzo. Proseguì dritto per trenta metri e poi svoltò di nuovo l’angolo, dissipandosi dalla visuale. Vincenzo prese la mazza e ritornò alla postazione. Federico era di nuovo chinato in macchina ma era passato ai sedili posteriori.

«Ora o mai più» si disse Mello.

Si guardò l’ultima volta intorno e partì a passo spedito. Gli sembrava che il rumore dei suoi passi fosse più forte di quello dell’aspiratrice e sperò che Federico non si girasse a guardare negli istanti che sarebbero venuti. Un metro dopo l’altro, la tensione si fece meno sopportabile.

Quando arrivò al termine della discesa ebbe la vista completa del garage. Era lungo almeno cinquanta metri ma era completamente deserto. Vi erano solo una decina di macchine.

Alzò il passo ulteriormente a si approssimò alla Fiat Stilo di Manzoni.

Ei fu. Pensò Vincenzo a tre passi da Fede.

Siccome immobile, -due passi-.

Dato il mortal sospiro, -un passo-.

I termini “mortal sospiro” varcarono la soglia del pensiero e divennero parole pronunciate con tono crescente e con rabbia.

Federico fece solo in tempo a notare un’ombra alle sue spalle. Provò a tirarsi indietro di scatto ma non riuscì nemmeno a mettersi in stazione eretta. Gli sembrò che un palo della luce gli fosse caduto sulla parte posteriore del cranio.

Poi solo buio.

Valentina aveva otto anni, e quando non andava a scuola passava tutto il tempo a giocare in quelli che lei definiva “gli scantinati della morte”.

Si chiamavano così perché tutti i mostri dei film che guardava prima di andare a dormire abitavano lì.



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